Elvira D’Amico

L’inedita attività del pittore messinese Nicolò Mazzagatti come disegnatore di paliotti d’altare nel penultimo decennio del sec. XVIII

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DOI: 10.7431/RIV30072024

Nell’ambito dell’interrelazione tra arti “maggiori” e arti “minori” nel settore del ricamo liturgico siciliano, è possibile che in territorio messinese il pittore Nicolò Mazzagatti abbia avuto un suo considerevole ruolo. Nativo presumibilmente di uno dei piccoli centri della comarca messinese e attivo tra l’ultimo ventennio del secolo XVIII e il primo decennio del XIX, egli esegue opere per la perduta chiesa di Gesù e Maria delle Trombe di Messina e per alcuni centri del circondario come Rometta, San Pier Niceto, Furnari1 (Figg. 12). Considerato un pittore mediocre, stilisticamente sembra ispirarsi alla pittura di Fra’ Felice da Sambuca, specie per la resa fisionomica dei monaci2, e inoltre si caratterizza per la delineazione di visi con lineamenti e orbite marcati, spesso con nasi deformi, che costituiscono una sorta di marchio di fabbrica del pittore3. Un inedito documento segnalatomi da Andrea Italiano testimonia ora la sua attività nel settore degli arredi sacri della zona. Nell’Archivio della chiesa parrocchiale di S.Giacomo di San Pier Niceto è infatti annotato: “1786 – Pagati al Pittore Don Nicolò Mazzagatti per il Quadro di Maria sotto titolo di tutte le grazie e col permesso del Sig.r Arciprete per pittare n° 4 avant’altari onze dieciotto, dico onze 184.

Un recente studio di chi scrive ha tratto fuori dall’oblio alcuni notevoli paliotti delle Valli del Mela e del Niceto della provincia messinese, che recano parti figurate dipinte per le quali ipotizzavo l’intervento di un buon pittore locale5.

  In particolare, alcuni manufatti siti nell’antico centro feudale di Gualtieri Sicaminò presentano proprio i visi con occhi e naso “errati”, caratteristica più sopra evidenziata come propria del Mazzagatti. Così è nell’Assunta del paliotto sito nella chiesa omonima, realizzata a ricamo e a pittura (Fig. 3), in cui la Vergine presenta lo stesso viso di tre quarti con sguardo stralunato rivolto verso l’alto di altre Madonne del pittore. Un altro paliotto, ancora inedito, sito nella matrice della stessa località di Gualtieri, da ritenersi della stessa serie del primo, reca in centro un ovale con la Sacra famiglia a pittura mista a ricamo (Fig. 4), ove il San Giuseppe di profilo sembra ispirato ai monaci di Fra’ Felice da Sambuca, altra caratteristica della pittura del Mazzagatti più sopra evidenziata.

I manufatti, databili al decennio 1780, improntati a un disegno sobrio e lineare in stile tardo barocchetto, caratterizzato da due grandi cespi vegetali con infiorescenze da cui nascono spighe e volute ricurve ricamati in teneri colori pastello (Fig. 5), rientrano nei termini cronologici documentati per l’esecuzione dei paliotti d’altare da parte del pittore. Di nuovo la mano del Mazzagatti si coglie in altri “avantialtari” inediti della zona collinare, come quello della chiesa di S.Antonio Abate di Novara di Sicilia, che presenta un medaglione centrale di forma polilobata a pittura raffigurante S.Antonio Abate e S.Paolo eremita nel deserto della Tebaide (Fig. 6), ove il viso del primo santo presenta le medesime caratteristiche di viso emaciato e orbite incavate con sguardo rivolto verso l’alto, identificate come proprie del Mazzagatti, e il secondo santo eremita ha il profilo barbuto simile a quelli di altri santi del pittore. Pure il corpo del paliotto con disegno  lineare e semplificato caratterizzato come i precedenti da due cespi con esili  volute filiformi e radi motivi floreali (Fig. 7), può essere dovuto al disegno del pittore, somigliando ad altri simili decori da lui adoperati in opere pittoriche, ad esempio negli affreschi finora poco noti della chiesa madre di San Pier Niceto, in particolare nella S.Agata visitata in carcere da S.Pietro, ove il drappo che ricopre la santa è ornato da ricami a volute ricurve punteggiate da radi fiori e festoni di foglie nei colori del rosso scuro e verde spento (Fig. 8).

La stessa tipologia di paliotti disseminati da esili virgulti, con la “festina” centrale della Vergine col Bambino attorniata da una ghirlanda fogliacea e sovrastata da una corona, si ritrova ancora in un altro vicino centro collinare, S. Piero Patti, in un manufatto in precario stato conservativo della chiesa del Carmine (Figg. 910).

È dunque plausibile ipotizzare l’esistenza di manifatture probabilmente monacali attive nell’entroterra milazzese, che rifornivano di arredi sacri ricamati le chiese dei centri vicini, servendosi ampiamente dell’ausilio del Mazzagatti per il disegno dei “cartoni”, nonché per l’esecuzione delle parti dipinte dei manufatti.

Non è escluso dunque che l’artista, considerato un minore, abbia potuto dare il meglio di sé -come spesso avveniva- in opere d’arte decorativa, come potè essere pure nel caso della perduta decorazione del soffitto della chiesa messinese di Gesù e Maria delle Trombe, della quale non è rimasta alcuna testimonianza visiva.

  1. G. Barbera, Episodi di pittura del Settecento nel territorio messinese, in “Archivio Storico Messinese – Rivista della Società messinese di Storia patria”, III serie, vol. XXXI, Anno 1980, pp.277-79; L. Giacobbe, Mazzagatti Nicolò, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, II – Pittura, a cura di M.A. Spadaro, Palermo 1993, ad vocem.[]
  2. G. Barbera, Episodi di pittura…, 1980.[]
  3. Comunicazione orale di Andrea Italiano; ringrazio il dott. Italiano e il maestro Giancarlo Cigala per la fornitura delle foto delle opere qui pubblicate.[]
  4. San Pier Niceto, Archivio parrocchiale, Esito della Ven.Chiesa di S.Giacomo dal 1782 al 1868, f.119.[]
  5. E. D’Amico, “Ricamata pittura”. Pittori siciliani come designer di arredi sacri. Il caso di Messina, in “ABOUTARTONLINE.COM”, 4 dicembre 2022.[]